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Mulini italiani e farine: meno per il pane e di più per la pizza

L’anno da poco conclusosi non è piacevole da ricordare per i mulini italiani: la sempre maggior diffusione di diete e alimenti gluten free ha comportato una progressiva flessione dei consumi di pane e pasta, con conseguente ricaduta della produzione di farine. Gli italiani stanno cambiando le proprie abitudini alimentari, danneggiando uno dei settori principe dell’agroalimentare nazionale dall’interno. Questo è quanto ha esposto Ivano Vacondio, presidente Italmopa – l’Associazione Industriali Mugnai d’Italia, aderente a Confindustria e Federalimentare in occasione dell’incontro “Prospettive di valorizzazione delle filiere nazionali frumento. Strategie e strumenti”, organizzata in occasione dell’assemblea generale annuale dell’Associazione. Per quanto riguarda il fatturato dei prodotti dell’industria molitoria, esso vale 3,760 miliardi di euro (1,963 miliardi di euro nel comparto della trasformazione del frumento duro e 1,797 miliardi nel comparto della trasformazione del frumento tenero).

 

Il presidente ha poi annunciato: “Nel 2015, l’Industria molitoria italiana ha registrato un leggero andamento negativo, con una riduzione dei volumi produttivi di circa il 2% rispetto al 2014; una percentuale comunque significativa per un comparto tradizionalmente caratterizzato da una ridotta elasticità della domanda. La flessione, verificatasi anche negli anni precedenti, dei consumi interni di pane, da un lato, e di pasta, dall’altro lato, risulta ormai allarmante. Essa, purtroppo, è anche riconducibile alla riduzione dei consumi di carboidrati o di alcune tipologie di sfarinati dovuta a un’informazione non sempre corretta e certamente non supportata da evidenze scientifiche”.

 
farine
 

Per quanto riguarda utilizzo ed esportazione di farine di frumento tenero, nel 2015 si è registrato un piccolissimo decremento dello 0,2% (8.000 tonnellate in meno) dovuto alla flessione del consumo di pane (-1,8%).
 

Lo scorso anno è invece aumentata la richiesta di farine destinate alla produzione delle pizze, in particolare modo per quelle artigianali (pizzerie e soprattutto take away), facendo registrare una crescita del 3%. Il consumo di pizza surgelata, pizzette e snack salati (retail e catering) è risultato ridursi del 2,5%. In costante crescita, inoltre, le esportazioni di farine per pizza per via dell’indiscussa qualità delle farine nazionali e sull’onda del possibile riconoscimento della pizza napoletana come patrimonio Unesco.

 

“Dobbiamo riuscire a valorizzare il più possibile una filiera importante come quella del grano – ha dichiarato Luca Bianchi, capo dipartimento Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – ecco perché il Ministro Martina e l’ex Ministro Guidi hanno voluto fortemente una cabina di regia sulla pasta, che sta già lavorando alacremente. Trovo che sia anacronistico parlare di una contrapposizione fra il mondo industriale e quello rurale. Bisogna prendere atto che alcuni fattori esterni hanno modificato il mercato alimentare italiano e continuare a investire su un prodotto come il grano. Esistono senza dubbio problemi di competitività, ma bisogna superarli dall’interno con il contributo di tutti gli attori coinvolti, con un’attenzione particolare all’adeguamento delle strutture di stoccaggio, punto di partenza per la valorizzazione della materia prima“.

 

fonte: ansa.it