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I temi caldi del Congresso Mondiale Pizzaiuoli

Mercoledì 21 giugno, nella Galleria Morelli alle ore 10.00 si terrà il II Congresso Mondiale della Pizza.
Sull’onda del successo della prima edizione dell’anno scorso, l’appuntamento cui partecipano moltissimi pizzaioli impegnati nel Trofeo Caputo avrà come tema uno degli argomenti che animano la discussione sul come fare le pizze. Se l’anno scorso il confronto è stato sulle tecniche di lievitazione e sulla comunicazione della pizza, quest’anno si discute di “Farine e nuove tendenze alternative a Napoli e nel Mondo”.
 
Il workshop, organizzato da Antonio Sorrentino e Clelia Martino, sarà moderato da Luciano Pignataro, giornalista del food per il Mattino e blogger con il suo Luciano Pignataro Wine Blog che raccoglie il testimone dal collega Vincenzo Pagano, fondatore di Scatti di Gusto, parteciperà all incontro Antimo Caputo, AD dello storico mulino napoletano, Franco Manna, fondatore e presidente di Rossopomodoro, Enrico Famà, fondatore della pima scuola di pizza al mondo e direttore di Accademia Pizzaioli, Sergio Miccù, presidente dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani, Claudio Sebillo, organizzatore di Napoli Pizza Village e Gino Sorbillo, Maestro Pizzaiuolo.
 
“La scelta del tema è coerente con i trend nazionali e internazionali che attraversano il mondo pizza”, spiega Franco Manna nella veste di padrone di casa dell’appuntamento.
 
“La pizza napoletana deve restare patrimonio identitario di Napoli e dei suoi artigiani che stanno seguendo il percorso per il riconoscimento delle loro capacità dall’Unesco. Per riuscire nell’obiettivo, devono fare come hanno sempre fatto: aprirsi al mondo e riuscire meglio di tutti gli altri. In Europa come nelle Americhe, nei Paesi Arabi e in Estremo Oriente, la pizza napoletana diventa formidabile vettore del messaggio del Made in Italy grazie alla capacità di accogliere le richieste e i gusti di popoli lontanissimi geograficamente da Napoli eppure immersi in questo fantastico mondo della pizza. Che vuol dire elaborare una pizza che affonda le radici nella tradizione e convoglia le richieste in un prodotto artigianale che sia evoluzione di quello napoletano, non lo tradisca ma guardi con fiducia e sicurezza a un futuro che vuole sempre più pizza napoletana. E una delle richieste riguarda le cosiddette farine alternative al ‘fiore’ della tradizione partenopea. Noi di Rossopomodoro già nell’autunno del 2014 cogliemmo questo primo accenno avviando il tour Integralmente Mia di cui Teresa Iorio divenne una delle protagoniste. Per andare poi a vincere nell’anno del tour il titolo di campionessa STG, cioè dell’ortodossia della pizza napoletana, dimostrando come noi pensavamo e pensiamo che non c’è contraddizione tra la verace tradizione e la capacità di evolversi grazie al lavoro degli artigiani”.